Come le opere d’arte
entrano nella prassi psicoterapeutica. Due professionisti nel settore l’hanno
spiegato nel corso di un seminario del Gruppo di Neurobioetica presso l’Ateneo
Pontificio Regina Apostolorum
Venerdì 11 dicembre, presso l’Ateneo
Pontificio Regina Apostolorum di
Roma, si è svolto il seminario a porte aperte l’“Esperienza
immaginativa e neuroestetica”,del GdN (Gruppo
di Neurobioetica) che ho l’onore di coordinare da alcuni anni a questa
parte. Ad intervenire sono stati due professionisti nell’ambito della
psichiatria e della psicoterapia, rispettivamente, il dott. Alberto Passerini,
psichiatra e psicotarapeuta, direttore della S.I.S.P.I. (Scuola
di Specializzazione con la Procedura Immaginativa) e la dott.ssa Manuela De
Palma, psicologa e psicotarapeuta della stessa S.I.S.P.I.
Introducendo l’argomento, il dottor
Passerini ci spiega innanzittutto che “la Neuroestetica indaga le basi neurali
della creazione artistica, collegando l’esperienza percettiva delle arti visive
con la fruizione da parte dell’osservatore. La psicoterapia con l’Esperienza Immaginativa (Passerini 2009), traduzione
più recente del Rêve-Eveillé ideato da Robert Desoille a Parigi
negli Anni Venti, si basa su una originale ricerca con aperture al mondo dell’immaginale, chiave di lettura delle
relazioni umane, della cultura, delle arti espressive, dell’estetica e del
trascendente. Propone un’interazione sinergica tra psicoanalisi, neuroscienze
ed immaginario, da cui l’incontro con la Neuroestetica, nel codificare la via
regia di accesso a vari strati e ad aree più o meno criptate della coscienza.
A partire da un’immagine simbolica comunicata verbalmente dal terapeuta,
il paziente dà avvio ad una narrazione di ciò che l’Io “sente”, dando ascolto a
voci interiori che vengono rese in immagini che, a loro volta, sono espressione
del significato a cui si ricollegano”.
“L’idea
che viene presentata nasce da una recente evoluzione del metodo – ci spiega il
dottor Passerini – “secondo la quale l’impiego di sollecitazioni di avvio,
dell’Esperienza Immaginativa, visive, ricavate dalle opere d’arte pittoriche,
in alternativa a quelle verbali classicamente usate, mostra di avere un valore
aggiunto per raggiungere strati della coscienza più o meno profondi.
L’ipotesi che ne deriva è che essendo le “immagini” visive pre-verbali, esse
attivino una rappresentazione basata su rapporti grafico-spaziali della
percezione anziché su rapporti astratti come fanno le proposte verbali.
Secondo
Paul Klee, infatti,“…l’arte non ritrae la
percezione della realtà ma la crea”.
I
due psicoterapeuti intervenuti in questo seminario del Gruppo di Neurobioetica
affermano che: “La sfida che si vuole lanciare è l’ipotesi di ricerca che
potrebbe essere ulteriormente suffragata dalla correlazione con l’ “accensione”
di aree cerebrali specifiche, ricavabile dalla registrazione con fRMN nel corso
di Esperienze Immaginative sperimentalmente indotte”.
Dopo
aver introdotto questa specificametodologia pscicodinamica, sono stati
precisati i fondamenti epistemologici che sottendono l’impiego di opere d’arte
in pscicoterapia. “Il progetto, – spiega il dottor Passerini – “così come il
metodo dell’EI, si fonda su alcune premesse epistemologiche provenienti dalle
“filosofie del dialogo” secondo le quali “il linguaggio è la casa dell’essere”
(Heidegger 1958) ed esiste un “isomorfismo tra linguaggio e significato” (Ales
Bello, Manganaro 2012); il linguaggio per immagini è un linguaggio analogico e
consente di attivare un’immaginazione creativa ovvero un movimento psichico che
realizza una narrazione ad alto tasso di reviviscenza sensoriale, creatività e
senso estetico (Coste 2003). Dalle Neuroscienze sappiamo, inoltre, che il
processo percettivo-immaginativo si basa su due modalità, riassunte dalla
Teoria Pittorica e dalla Teoria Strutturale (Slotnick 2008), teorie che si correlano
con quanto emerso nell’immaginario ove le variabili formali potrebbero
coincidere con le rappresentazioni pittoriche e quelle di contenuto con le
rappresentazioni strutturali.
Secondo
il filosofo Roger Caillois, che definisce la funzione immaginativa come un
labirinto di allegorie dove ognuno può trovare quello che gli conviene purché
sia attirato da una coerenza sotterranea di immagini “sconcertanti”,
l’immaginazione creativa, in una “concezione estensiva” (2004) abbraccerebbe
tutto ciò che si discosta da una riproduzione fotografica del reale mentre
secondo una “concezione restrittiva” sarebbe circoscritto ad una zona minima
centrale. L’immagine in questo modo non si limita ad illustrare un testo, cioè
a tradurre parole in immagini, ma dispensa all’iniziato una rivelazione
ineffabile, gli propone una visione istantanea e totale che sfuggirebbe alla
limitatezza della parola (Caillois 2004). A questo proposito, Mereleau-Ponty
distingue ciò che è visibile alle scienze e ciò che è visibile al poeta (ma
invisibile alle scienze). Attraverso tutto ciò, l’Esperienza Immaginativa
è un’implicazione che comporta la presa di coscienza definibile come:
“immaginare prima di sapere, al contrario del sapere prima di immaginare, che è
il dominio della razionalità” (Passerini 2015).
Infine,
l’analisi antropo-culturale e psicologica delle opere d’arte, fino ad arrivare
alle pitture preistoriche, effettuata da Simeti (1995), (De Palma, Fesce, Passerini,
Simeti 2013) ha permesso di rintracciare forme primarie di segni
geometricamente identificabili idonee ad evocare significati che agirebbero
sulla percezione analogamente alle stringhe di significazione annidate in un
testo verbale, dichiarate dalla scienza semiotica, e che possono racchiudere i
contenuti latenti del "discorso" (Passerini 2015) (Propp 1966). Esse
genererebbero nel fruitore un processo di simbolizzazione, contestualmente ad
una risonanza emotiva attivatrice di una mozione, favorente la strutturazione
dell’impulso in un sogno e la distruzione di un equilibrio per crearne un altro
(teoria dell’Espressionismo Tedesco). Dinamica, quest’ultima, spiegata dalla
Teoria “cortico-fugale”, che rende conto della plasticità cerebrale nei
confronti di nuovi stimoli percettivi che arrivano attraverso i nostri cinque
sensi (Lerher 2008) ovvero sulla proprietà del cervello di attivarsi per
rielaborare, ricollegare, riassociare, dare forma ad elementi percettivi che
appaiono incoerenti nella percezione così come può accadere di fronte alla
contemplazione di un quadro”.
In
un secondo momento del seminario, la dott.ssa De Palma ha approfondito il
modello psicodinamico dell’Esperienza Immaginativa. “La Psicoterapia con
l’Esperienza Immaginativa sfrutta la centralità dell’Immaginario come luogo
della cura – precisa la dott.ssa. “L’Esperienza Immaginativa, infatti, è una
via di accesso privilegiata alla stratificazione cognitiva e pre-cognitiva
della coscienza (Toller, Passerini 2007, Passerini 2009). Si colloca in un
indirizzo psicodinamico poiché interagisce e mobilizza energie psichiche. Il
modello operativo prevede una circolarità tra la seduta di Esperienza
Immaginativa, quella di decodificazione Semantica–Proposizionale e l’Analisi
comparata della realtà o delle situazioni realistiche. Per quanto
riguarda il setting,
la produzione immaginativa, durante l’Esperienza Immaginativa, viene ottenuta
in seduta a partire da una specifica condizione di rilassamento soggettivo: “…è richiesta prima di tutto la creazione di un
ambiente tranquillo, di semi–oscurità, di silenzio, di orientamento
dell’attenzione del soggetto verso l’universo interiore che permetta tuttavia
di esprimersi con immagini visive o verbali, attraverso il dialogo, e
sollecitazione da parte dello psicoterapeuta …” (Desoille 2010).La fase successiva
alla seduta di Esperienza Immaginativa è la fase di decodificazione
Semantica-Proposizionale: attribuzione di senso emotivo-affettivo al materiale
emerso. La Relazione Terapeutica di colloca in una dimensione
fenomenologica di due esseri umani che interagiscono sulla base dei bisogni di
amare, essere amato ed essere riconosciuto nei propri valori e significati
(Binswanger 1970)”.
“In
via sperimentale– ci spiega la dott.ssa De Palma – , sono stati scelti come
Stimoli Percettivi Visivi dei quadri d’arte dell’Espressionismo, corrente
finalizzata a rappresentare, mediante la destrutturazione e la deformazione del
reale, in unità
formali minime rappresentative (Simeti
2014), i valori emozionali, espressivi e spirituali dell’artista e a generare
una risonanza emotiva nel fruitore. Le unità formali minime rappresentative,
riscontrabili nelle opere contattano unità psichiche isomorfiche (De Palma et
al. 2013), in quanto, come affermava Kandinky, “l’opera d’arte consente al
fruitore di entrare in contatto con stati d’animo rivestiti di forme naturali,
una atmosfera […] diventando in tal caso nutrimento spirituale” (Duchting
2012)”.
Nella
parte conclusiva di questo seminario, i due professionisti, il dott. Passerini
e la dott.ssa De Palma, hanno esposto, ad esempio, due casi clinici
esemplificativi. “Gli interrogativi che hanno fatto nascere l’idea del progetto
di ricerca – precisa il dott. Passerini – nascono dall’osservazione, durante la
Psicoterapia con l’Esperienza Immaginativa, che l’immagine visiva (simbolica
e/o archetipica) contiene elementi percettivi condensati maggiori e sfrutta vie
percettive a volte più efficaci rispetto all’immagine verbalmente suggerita.
Non solo: la creatività, potrebbe essere facilitata dalla componente estetica
che viene attivata dall’immagine visiva anziché da quella uditiva?”.
La
tematica che il Gruppo di Neurobioetica (GdN)dell’Ateneo Pontificio Regina
Apostolorum di Roma sta
affrontando in questo suo settimo anno di lavoro accademico all’interno
dell’Istituto di Scienza e Fede e della Cattedra UNESCO in Bioetica e Diritti
Umani di Roma, è proprio quello dell’approccio interdisciplinare alla
percezione e al senso artistico.
Continueremo
a febbraio ad approfondire i correlati neurofisiologici della visione umana,
mentre il 10 marzo 2016 a Roma, e sucessivamente in video-conferenza a Milano,
raccoglieremo questa sintesi interdisciplinare sulla neuroestetica in un
convegno promosso dalla prestigiosa DANA Foundation all’interno della Settimana
Mondiale del Cervello (la BAW o Brain
Awareness Week 2016).
* Di
seguito per gentile concessione del dott. Passerini, riportiamo una breve
bibliografia per coloro che volessero approfondire nel tema:
Ales Bello A., Manganaro P. (a cura di)
(2012) …
e la coscienza?, Laterza,
Bari
Binswanger L. (1970) Per
un’Antropolgia Fenomenologica, Feltrinelli,
Milano
Caillois R. (2004) Nel
cuore del fantastico, Abscondita,
Milano
3Coste L.
(2003) Integration de la pensée de GastonBachelard à la pratique du Rêve-Eveillé
en Psychanalyse et applicationclinique, Cahiers du GIREP, 44
De Palma M., Fesce R., Passerini A.,
Simeti F. (2013) Immaginale e arte: ricerca sui nuovi Stimoli
Percettivi, Tavola
Rotonda SISPI per Didatti e Comitato Scientifico, Parma
Desoille R. (2010 [1975]) (a cura di
N.Fabre e A.Passerini) Il Reve-Eveillé Dirigé in psicoterapia, Alpes, Roma
Duchting
H. (2012) Kandinsky,
Taschen, Cologne
Heidegger
M. (1958) Einfuhrung
in die Metaphysik, Tubingen
Lereher J. (2008) Proust
era un neuroscienziato, Codice
Edizioni, Torino
Passerini A. (a cura di) (2009) Immaginario:
cura e creatività. L’esperienza immaginativa dal neurone alla psicoterapia,Alpes,
Roma
Passerini A. (2015) Energia curativa
dell’Esperienza Immaginativa: simbolismo,
semiosi, campo relazionale, Seminario SISPI, Milano
Propp V.J. (1966) Morfologia
della fiaba, Einaudi,
Tori
Simeti F. (1995) Archeologia
del linguaggio, Progei
Editori, Verona
Simeti F. (2014) L’immaginario
della pittura espressionista, Seminario
SISPI, Milano
Slotnick
S.D. (2008) Imagery: mental pictures disrupt perceptual rivalry, Current
Biology, 18
Toller G., Passerini A. (2007) Procedura
Immaginativa. Metapsicologia e cenni metodologici, Armando, Roma
* Padre
Alberto Carrara, L.C., è Coordinatore del Gruppo di Neurobioetica (GdN)
dell'Ateneo Regina Apostolorum (Roma)
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